
Articolo pubblicato su ItaliaOggi
CON IL CLOUD LA PA RISPARMIA
Meno costi per 900 milioni se adottato dal 19% degli enti
di Ivan Mion e Paolo Casarin
Il cloud è entrato stabilmente nelle vite di ognuno: foto, contatti, documenti vengono salvati in una “nuvola” online da cui poi ogni computer, smartphone o tablet può accedere, dall’ufficio o da qualsiasi luogo dotato di connessione internet. La Pubblica Amministrazione non è da meno. Gli enti si stanno progressivamente adeguando a questa innovazione ma con più fatica rispetto ai privati, specie per quanto riguarda le realtà più piccole, che però sono quelle che traggono i maggiori benefici dal cambio di tecnologia.
Il cloud nella Pubblica Amministrazione porta un miglioramento dei processi, l’automazione di numerose mansioni, un aumento della qualità di gestione a fronte di una notevole riduzione dei costi fissi per le infrastrutture. Secondo uno studio I-Com se solo il 10% delle Pubbliche amministrazione adottasse il cloud il risparmio ammonterebbe a 900 milioni di euro, di cui 177 dovuti al contenimento della spesa energetica. E considerando solo gli enti comunali.
Per questa ragione i comuni stanno progressivamente percependo i vantaggi della “nuvola”. I capitolati d’appalto oramai parlano solo e unicamente di soluzioni in cloud. Quello che forse manca è la percezione del vantaggio negli enti piccola e media dimensione. Che in proporzione è forse maggiore rispetto ai comuni più grandi.
Vediamo nello specifico quali sono questi vantaggi.
Migrando la propria infrastruttura locale sul cloud si delocalizza, di fatto, la struttura fisica. Se ne delega anche la sua gestione, spostando responsabilità ed oneri verso il fornitore, che per lui hanno costo inferiore, grazie ad economie di scala non applicabili su contesti locali.
Il cloud “libera” inoltre il tempo delle risorse umane. Ad esempio, quello del responsabile CED che spesso è una figura di gestione, magari il responsabile dell’Ufficio Tecnico o il responsabile di qualche altro ufficio.
L’hardware “esternalizzato” è solo la punta dell’iceberg dei vantaggi della “nuvola”: le macchine in cloud non si deteriorano come farebbe un server locale, sono costantemente controllate e, quando necessario, sostituite. In pratica al comune costano meno e sono qualitativamente superiori. Ma c’è soprattutto un risparmio di processi e sistemi di backup e quindi un incremento notevole della sicurezza dei dati. Questo grazie a sistemi pluri-ridondanti e al Disaster Recovery. Surplus che se adottati in locale farebbero sforare il budget molto facilmente.
Un altro aspetto di assoluto rilievo è che il monitoraggio costante legato al cloud consente un’assistenza di tipo preventivo e riduce l’insorgere di problemi.
La sicurezza è sicuramente uno dei parametri molto importanti da valutare quando si sceglie una soluzione in cloud e ancor di più un servizio in SAAS (Software as a service), che comporta la distribuzione degli applicativi software via web, senza l’installazione su macchine locali. Funzionari e amministratori pubblici dovrebbero avere piena contezza dei rischi legati alla sicurezza informatica e ciò che comporta avere eventuali falle nel sistema. Si tratta dei dati sensibili dei cittadini. Per questo è strettamente necessario essere costantemente aggiornati e non sottovalutare nessun pericolo.
È il motivo per cui negli ultimi anni sono state pubblicate normative, regolamenti e certificazioni a cui gli enti pubblici devono attenersi. E che devono valutare attentamente quando scelgono un fornitore.
Consci di questa necessità, Kibernetes ha provveduto a incrementare le proprie certificazioni.
Ad oggi abbiamo la qualificazione AGID, per la vendita di servizi SAAS alla pubblica amministrazione; la certificazione ISO 27001 (che specifica tutti i requisiti per implementare, gestire, monitorare, controllare, mantenere e migliorare un Sistema documentato di Gestione delle Informazioni); la certificazione ISO/IEC 27017, che assicura che chi la ottiene attui controlli avanzati sia per fornitori, sia per i clienti di servizi cloud; la certificazione ISO/IEC 27018: l’obiettivo di questo standard è quello di fornire una modalità strutturata, basata sul privacy by design, per far fronte alle principali questioni giuridiche, sia di natura legale che contrattuale, legate alla gestione dei dati personali in infrastrutture informatiche distribuite seguendo il modello del cloud pubblico.
Un fornitore con queste certificazioni assicura all’ente un servizio sicuro, stabile, scalabile e immune a guasti infrastrutturali.
RAFFICA DI NOVITÀ CONTABILI PER GLI ENTI LOCALI NEL 2020
di Gianluigi Sbrogiò e Vincenzo Iennaro
L’esercizio contabile 2020 vede il sistema contabile degli Enti Pubblici al centro di importanti novità nella duplice direzione di semplificazioni e maggiore rigorosità nelle scritture contabili.
L’XI Decreto Correttivo. Innanzi tutto, l’applicazione dell’undicesimo decreto correttivo al D.Lgs. 118/2011 apporta importanti aggiornamenti ai principii della contabilità finanziaria, della contabilità economico-patrimoniale e della programmazione. Sono infatti previsti nuovi documenti che faranno parte degli allegati obbligatori al rendiconto di gestione che renderà necessaria la mappatura puntuale delle relazioni tra le spese e le relative fonti di finanziamento. In particolare, si dovrà ricostruire la storia contabile delle opere pubbliche e di qualsiasi altra spesa che abbia avuto un carattere di vincolo.
Il risultato sarà una lettura del bilancio più efficace per le scelte strategiche e, in alcuni casi, la rimozione di vincoli obsoleti che non hanno ragion d’essere. Quest’ultimo aspetto potrà liberare importanti risorse, ma per poter arrivare a questo risultato gli uffici di ragioneria dovranno fare un lavoro minuzioso. Dovranno cioè strutturare il bilancio in modo che da esso si possano avere tutte le informazioni necessarie con il minimo sforzo, ovvero con degli automatismi direttamente gestibili dai software gestionali di contabilità, senza la necessità di fogli di calcolo ecc. che non consentono la dovuta continuità naturale dei flussi informativi.
Il DL Fiscale 2020. Altre importanti novità derivano dalla conversione in legge del D.L. n. 124/2019, il cosiddetto “D.L. Fiscale 2020” che prevede un “pacchetto Enti Locali”.
Tra le principali disposizioni si segnalano:
- la possibilità per i piccoli Comuni di disporre l’affidamento diretto a Poste Italiane del Servizio di “Tesoreria e di cassa”;
- l’estensione fino al 2023 dell’applicazione della norma che consente agli Enti territoriali di utilizzare senza vincoli di destinazione le risorse derivanti da operazioni di rinegoziazione di mutui e dal riacquisto dei titoli obbligazionari emessi;
- l’esonero per gli Enti Locali con popolazione fino a 5.000 abitanti dall’obbligo di tenere la contabilità economico-patrimoniale;
- l’obbligo per gli Enti Locali, in deroga alla disciplina vigente, di inviare una nuova certificazione attestante il rispetto del “Pareggio di bilancio” per l’anno 2017, a rettifica della precedente, nel caso in cui la certificazione trasmessa sia difforme dalle risultanze del rendiconto di gestione.
è poi all’esame della Camera dei Deputati una Proposta di legge volta ad inserire stabilmente importanti modifiche, sia al Tuel (D.Lgs. n. 267/2000), sia a un’altra normativa riguardante gli Enti pubblici locali.
Semplificazioni. Per l’area ragioneria in senso stretto sono da segnalare le disposizioni in materia di semplificazione dell’attività amministrativa nelle quali si stabilisce il Principio generale che è fatto divieto alle Pubbliche Amministrazioni di chiedere ai Comuni e alle Città metropolitane la trasmissione di comunicazioni e dati già in possesso delle stesse.
Si interviene quindi sulla “Bdap” (“Banca Dati delle Amministrazioni Pubbliche”) perché alle istituzioni nazionali e comunitarie non è più consentito di richiedere agli Enti territoriali informazioni già rilevate dalla “Bdap” stessa. Quindi quest’ultima diviene l’unico canale attraverso cui ricevere informazioni.
Dovrebbe venir meno anche l’obbligo delle comunicazioni e dei dati inerenti al Conto annuale del personale, qualora gli stessi siano già pubblicati nella Sezione “Amministrazione trasparente” del sito internet istituzionale.
Si dispone poi l’abolizione di alcuni adempimenti contabili ritenuti superflui in ragione delle prescrizioni contenute in altre recenti normative.
Piccoli comuni. Per i piccoli comuni (con meno di 5.000 abitanti), nel coacervo di rettifiche e rimandi normativi, è appurato che gli enti locali con popolazione inferiore a 5.000 abitanti non sono tenuti a redigere il conto economico relativo all’esercizio 2019. Resta l’obbligo di allegare al rendiconto 2019 una situazione patrimoniale al 31/12/2019 secondo gli schemi di stato patrimoniale attivo e stato patrimoniale passivo.
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