Split Payment

Enti Locali in affanno per la gestione dello Split Payment.

di Gianluigi Sbrogiò

Con la pubblicazione del decreto attuativo in Gazzetta Ufficiale avvenuta il 3 febbraio si è definito, se pur con qualche residua zona d’ombra, il quadro normativo che regola il nuovo complesso sistema di gestione dell’IVA per gli Enti Locali.

Le nuove parole d’ordine sono “split payment” e “reverse charge”.

Molto si è scritto sull’argomento fin dalla pubblicazione della Legge di Stabilità n. 190 del 23 dicembre 2015 con la quale sono state introdotte le nuove regole. Da una parte i consulenti che si sono dedicati all’analisi e alla chiosa degli articoli di legge in modo da esemplificare le casistiche da gestire e dall’altra chi ha evidenziato, e a ragione, le difficoltà delle aziende che lavorano principalmente o esclusivamente con la Pubblica Amministrazione che si troveranno a fronteggiare enormi problemi di liquidità.

Poco o nulla si è invece scritto sugli oneri che ricadono sulla Pubblica Amministrazione, quasi le novità non comportassero alcun aggravio.
Innanzi tutto, come in altre occasioni si è varato un provvedimento che comporta radicali mutamenti gestionali senza la minima preoccupazione alla formazione del personale degli Enti. Soprattutto in questo caso, in cui l’interpretazione e l’applicazione della normativa richiede una preparazione molo approfondita, del tutto simile a quella di un Dottore Commercialista esperto in fiscalità.

Latitano le iniziative istituzionali di proposte formative ed è lasciato alla buona volontà dei ragionieri di studiare pubblicazioni ed articoli spesso confusi e, in qualche caso, contradditori su come applicare la norma.

Non bastasse questo, è passato sotto silenzio il fatto che con questa legge, il quadro sanzionatorio per tardivo, omesso od errato versamento dell’IVA è ora in capo al legale rappresentante dell’Ente che è esposto ad un rischio di sanzioni fino ad oggi sconosciuto, dato che gli importi relativi al complesso delle spese e quindi degli importi dovuti all’erario sono comunque rilevanti.

C’è poi l’oggettivo surplus di lavoro per gli Uffici Ragioneria, dato che dovranno gestire i versamenti dell’IVA su attività istituzionali con F24, rendicontare i versamenti in modo da soddisfare i requisiti richiesti dai controlli degli organi preposti a partire dai revisori contabili, stabilire ex ante la natura commerciale o istituzionale delle fatture da ricevere, comunicare a fornitori specifici se le fatture da emettere dovranno essere assoggettate al regime di reverse charge.

Il tutto in un momento di ulteriori decisivi cambiamenti, come l’avvio dell’Armonizzazione Contabile e della Fatturazione Elettronica per la PA, che hanno importanti ricadute sul piano operativo ed organizzativo.

Qualcuno sostiene che di questi tempi fare i sindaci è da eroi, ma anche fare il ragioniere comunale richiede una bella dose di coraggio.