Lo Split Payment è una misura straordinaria, autorizzata con decisione del Consiglio d’Europa in quanto deroga dalla Direttiva IVA 2006/112/CE. L’ultima autorizzazione, riveduta e corretta, è del 22 luglio 2020 e proroga tale regime solo fino al 30 giugno 2023. In realtà il Governo ha chiesto alla Commission Europea una nuova proroga.
La conferma del MEF
La notizia è stata confermata dalla Direzione dedicata ai rapporti fiscali europei del MEF, che ha precisato che “sono in corso le interlocuzioni con i competenti Servizi della Commissione perché la misura venga prorogata“. Il MEF sull’argomento ha già pubblicato una nota e auspica di poter pubblicare notizie più precise nei prossimi giorni.
La quasi assenza di notizie a meno di due mesi
Sulla vicenda c’è stato un vuoto di notizie per diverso tempo. A seguire la vicenda è stato Andrea Pira di Milano Finanza, che ha riportato la notizia che l’attuale Governo aveva chiesto alla Commissione Europea una nuova proroga della deroga alla Direttiva IVA 2006/112/CE per il regime fiscale dello “Split Payment” (anche noto come “Scissione dei pagamenti”).
Contattata la Commissione Europea, l’unità della Fiscalité indirecte et administration fiscale ha rimandato alle autorità italiane, che hanno risposto dalla Direzione rapporti fiscali europei del MEF, anticipando la conferma di una proroga in arrivo dalla UE.
Come prepararsi
La scadenza del 30 giugno sarà probabilmente portata a fine 2024, per allinearla a quella dell’autorizzazione all’uso della fattura elettronica con SdI, o a fine 2026, per tener conto delle esigenze del PNRR.
Ci sono importanti ragioni per mantenere questo strumento. Lo Split Payment ha assicurato una costante e importante crescita del gettito IVA, come confermato nei documenti ufficiali. Trattandosi anche di uno straordinario strumento anti elusione, ci risulta difficile pensare che il Governo Italiano ne possa fare a meno, alla vigilia dei pagamenti per molte decine di miliardi di Euro, previsti per le opere pubbliche chiamate dal PNRR, da qui al 2026.
Vista questa conferma, gli enti pubblici possono stare tranquilli in merito a dover correre per reimpostare i loro sistemi informatici contabili.